Questa mattina si è tenuta presso la prima Sezione Civile della Cassazione un’importante udienza relativa a un ricorso di un gruppo di avvocati messinesi che hanno chiesto di rimettere alla valutazione della Corte Costituzionale una serie di dubbi di costituzionalità sull’attuale legge elettorale, il c. d. rosatellum.

La causa si è trascinata per oltre sei anni dinanzi ai giudici messinesi, e solo ora, dopo un lungo percorso giudiziario, è giunta dinanzi alla Cassazione, cha ha tempestivamente fissato l’udienza pubblica per la discussione, avendo avvertito l’eccezionale rilevanza delle questioni sollevate.

Nel suo intervento (https://comitatoiniziativepopolari.it/intervento-dellon-avv-enzo-palumbo-nel-giudizio-antirosatellum-corte-suprema-di-cassazione) l’on. avv. Enzo Palumbo (già senatore liberale e membro del CSM), affiancato dall’avv. Andrea Pruiti Ciarello, ha espresso l’auspicio che la Prima sezione Cassazione voglia prendere le mosse dalla sua ordinanza del 17 maggio 2013, che ha ritenuto come non manifestamente infondati i dubbi di costituzionalità sulla legge elettorale di allora (il c. d. porcellum), rimettendone la valutazione alla Corte Costituzionale e così aprendo la strada alla giustiziabilità della normativa elettorale che era stata sin allora negata dalle corti territoriali, e così consentendo alla Consulta di emettere la storica sentenza n. 1-2014 che ne ha dichiarato l’incostituzionalità

Palumbo ha poi ricordato i principi allora fissati dalla Consulta, che devono valere per tutte le leggi elettorali:

  1. il principio del minore sacrificio possibile per la rappresentanza,
  2. il principio della massima possibile eguaglianza degli effetti del voto,
  3. il principio della massima possibile libertà dell’elettore nella scelta dei suoi rappresentanti;
  4. il principio della massima possibile prevedibilità degli effetti del voto.

Tutti questi principi risultano disattesi dall’attuale legge elettorale, per la quale sono state dai ricorrenti proposte cinque questioni di legittimità costituzionale:

  1. Violazione del normale iter legislativo nella discussione al Senato;
  2. Irragionevolezza delle soglie legale di sbarramento per la Camera e il Senato;
  3. Irragionevolezza delle ben più alte soglie naturali di sbarramento per il Senato nelle piccole regioni;
  4. Irragionevolezza del voto congiunto obbligatorio tra collegi uninominali e plurinominali;
  5. Irragionevolezza dell’abnorme di firme per la presentazione delle liste di candidati.

Il Comitato Iniziative Popolari, che per parte sua ha già depositato in Cassazione due proposte di legge d’iniziativa popolare (una ordinaria per una legge elettorale proporzionale con preferenze e una costituzionale per il c. d. Cancellierato italiano) esprime l’auspicio che la Cassazione voglia ripercorrere la strada aperta dalla stessa Sezione prima Civile nel 2013, portando all’esame della Consulta i dubbi di costituzionalità sull’attuale legge elettorale, che non consente ai cittadini elettori di scegliere i propri parlamentari